Museo Etnografico di Lodrino

 

IL FALEGNAME


Nell’economia contadina delle valli non era concepita la divisione e la specializzazione che caratterizza il nostro modo di vita e di lavoro e specialmente la lavorazione del legno permeava ogni aspetto della vita quotidiana. Quindi ogni contadino era anche boscaiolo, conosceva le piante ed i legni del territorio, le loro caratteristiche ed utilizzazioni e diventava, a necessità, falegname. Non costruiva certamente mobili raffinati il montanaro della Valle Trompia, ma ha riempito case e cascine di manufatti in legno ispirati dalla tradizione secolare del lavoro e della vita quotidiana. Pochi erano i mezzi e gli strumenti per la lavorazione del legno e tra questi i più diffusi erano le seghe a telaio che servivano a sezionare le assi prodotte dai boscaioli con i cavalletti del taglio delle "bore". I listoni così ottenuti venivano piallati con la "piuna", sorta di lungo pialletto a mano, il lavoro proseguiva poi con altri piallini sagomati e seghet ti di varia foggia. I vari pezzi poi venivano giuntati con cavicchi di legno o con pochi e preziosi chiodi a disposizione prodotti ad Alone in Valle Sabbia o ad Inzino in Valle Trompia. Le colle usate erano ottenute con pelli di coniglio e distese a caldo, i coloranti che ancora abbelliscono i mobili, cassoni e madie delle nostre nonne erano ottenuti dal mallo delle noci, dai catrami che si depositavano nelle canne fumarie dei caminetti del le case e poi venivano impastati con oli e cere o diluiti in acqua, il tutto veniva finito con gommalacca, olio o cere e abbellito con ferramenta, pomoli, cerni ere fabbricate a Lumezzane, Brescia o da fabbri locali ( Ciaì ) e comprate al mercato di Nozza o Tavernole. Con questi pochi mezzi i "falegnami" hanno costruito una immensa quantità di porte, finestre, mobili, tavoli, sedie carretti, banchi di chiesa, raggiungendo vette eccelse con "altari e sculture" che ancora oggi adornano le chiese di tutti i paesi del territorio (Boscai di Levrange).