Museo Etnografico di Lodrino

 

Caratteristiche geologiche

La storia geologica di Lodrino fa parte delle vicende che nel corso di milioni di anni, hanno interessato le Prealpi Lombarde. I rilievi montuosi attuali, sono dovuti a quelle forze naturali di considerevole entità, che hanno deformato e sollevato un vasto territorio posto in origine sotto il livello del mare. Un’ipotesi ben accreditata attribuisce alla valle di Lodrino, orientata in direzione Est-Ovest, un’età più antica della media e bassa Valtrompia. Il caratteristico aspetto delle rocce aspre e dirupate dei due versanti della valle ricorda le più famose catene delle Dolomiti. Il paragone, seppur esagerato, è legittimo in quanto le rocce che formano le nostre cime (Monte Inferni, Monte Palo, Corna di Caspai, Monte Feifo, P.ta di Reai ) hanno la stessa composizione chimica e mineralogica di quelle montagne. Nel territorio, sotto la dolomia, si trovano qua e là accumuli di gesso. Giacimenti di questo materiale sono stati rinvenuti e sfruttati lungo l’alveo dei torrenti Ré e Lembrio Tra Brozzo ed Invico, affiora nelle vicinanze della strada provinciale, un materiale friabile antecedente la dolomia: l’arenaria rossa, ma le rocce più antiche, di color grigio-verdastro e piuttosto tenere, che documentano la presenza del mare nel nostro territorio 60 milioni di anni fa, si possono trovare nel torrente Biogno

Caratteristiche naturalistiche

Il paesaggio vegetale si diversifica in relazione all’esposizione più o meno soleggiata dei suoi declivi. Sul versante destro orografico la vegetazione è caratterizzata prevalentemente dalla roverella, dal carpino nero, dal castagno e macchie di abeti. E’ dovuto invece, ad una piantumazione avvenuta negli anni ’30, il verde intenso della pineta situata ai piedi della balza rocciosa parzialmente franata del Caspai. Il sottobosco è qui costituito da arbusti di nocciolo, di sanguinello, ginepro, erica e mirtillo. Boscaglie di pino mugo colonizzano inoltre i versanti Nord delle montagne che guardano Marmentino. Il versante sinistro, più fresco, è ricco di faggi, pioppi, aceri, abeti, castagni e, nella parte alta, di qualche betulla. La flora spontanea, secondo le stagioni, ci offre splendide fioriture di primule rosse, mughetti, orchidee, genziane, ciclamini e rose di Natale. La fauna che l’escursionista può incontrare non è certamente ricca. Le lepri ed i caprioli ( entrambe le specie non sono autoctone ) sono rari. Si segnalano volpi, ricci, faine, donnole, scoiattoli,tassi e numerosi altre specie di roditori. Nei boschi, prati e siepi sono presenti diverse specie di uccelli. Nidificano in loco il merlo, il tordo, il fringuello e per un periodo più o meno lungo tanti altri migratori. Verso le cime più alte si spingono invece le coturnici ed i galli forcello. Non è raro osservare il volo del gheppio, della poiana ed in questi ultimi tempi anche dell’aquila. Nei luoghi soleggiati o con scarsa vegetazione ci si può imbattere nelle vipere; nel bosco dove il cibo è più abbondante, possiamo incontrare spesso altri rettili innocui quali l’orbetello, il biacco, il ramarro etc.

Il Turismo

Lo sviluppo economico e nuove esigenze turistiche non hanno favorito lo sviluppo di tale attività a Lodrino. Le strutture del paese sono minime, le presenze degli ospiti si limitano per lo più ad una breve permanenza estiva o invernale nelle seconde case della località Pineta. La dolcezza del clima e la relativa vicinanza alla città, stanno attirando un discreto afflusso di escursionisti che sui sentieri riattivati dai cacciatori o da gruppi locali, possono effettuare tranquille passeggiate e trascorrere una giornata in mezzo al verde e all’aria pulita. Ritornando sul fondovalle è possibile affrontare un percorso turistico-culturale che inizia a Tavernole S/M e ci porta poi nell’antica zona mineraria dell’alta Valtrompia.

Antiche vie di comunicazione

L’attuale strada intervalliva che congiunge Brozzo a Nozza via Lodrino, fu costruita dal 1823 al 1830 sotto il dominio austriaco.Sostituiva quella preesistente percorribile comodamente a piedi e che era utilizzata per il trasporto dei prodotti alimentari, del legname e del minerale fuso nei forni e della ghisa lavorata nelle fucine che anim avano le due valli. La realizzazione dell’opera nasceva da esigenze economiche e militari in quanto consentiva il passaggio di tru ppe da e per il vicino Trentino. Il progetto prevedeva una larghezza media di 3,5 ml. ( poi portata a 5ml. ) ed una lunghezza di 21.300 ml. I costi, ripartiti fra i comuni del distretto di Bovegno ( alta valle ) e Gardone Valtrompia ( bassa valle )crearono notevoli controversie in quanto non tutti erano d’accordo sulla fattibilità della nuova via di comunicazione. Della vecchia strada, detta anche via dell’Orco, rimangono ora alcuni tratti. Uno di questi inizia al primo tornante della strada provinciale, passa tra una vecchia cascina ed una nuova abitazione, costeggia per un breve tratto il torrente Ré e nelle vicinanze di un rudere devia a sinistra. In mezzora di cammino si giunge ad Invico; qui la traccia antica si perde nei prati della zona sottostante il nuovo campo sportivo. Altra bella mulattiera che collegava Lodrino a Tavernole S/M si diparte dal vecchi centro del Dosso, raggiunge la cascina Vestone, splendida località panoramica; anche qui purtroppo il tracciato si perde nei boschi sottostanti. Al passo della Cucca, un chilometro oltre il centro, due sono le mulattiere che portano in Valle Sabbia. La prima coincide per un tratto con la variante bassa del Sentiero 3Valli proveniente d a Lumezzane. Ci conduce in località Valle Duppo e qui, nei pressi di un vecchio capanno circondato da alti faggi, scende nel mezzo della valletta sassosa che porta a Casto od Alone. La seconda, altra bella mulattiera, su un percorso comodo e soleggiato, ci permette di giungere a Comero (frazione di Casto) e successivamente a Mura attraversando il bosco denominato Cerreto.

Chiesa di S. Vigilio

Fa mostra di sé questa bella chiesa parrocchiale che, posta su un dosso, cattura subito lo sguardo di chi sale da Brozzo verso la valle di Lodrino. La sua costruzione inizia nel 1752 e termina, dopo ben 42 anni, nel 1794. L’importante facciata è ornata dalle statue dei Santi Vigilio e Rocco. L’interno contiene pregevoli affreschi del veronese Giorgio Anselmi e dipinti di Giuseppe Nuvolone, di Pietro Ricchi e Domenico Voltolini. Tra i capolavori figura inoltre l’organo, opera di Diego Porro e compagni. La chiesa subisce importanti restauri nel 1909-1910; nel 1922 è invece il campanile ad essere consolidato ed elevato per contenere così il grande castello di ghisa con il concerto di cinque campane. L’ultimo restauro degli anni ’90 ha valorizzato pittoricamente ed esteticamente l’interno che ritorna così alla sua originale luminosità.

Oratorio di S. Rocco (fraz. Invico)

E’ un bel campanile di stile tardo gotico, posto al centro della frazione, che attrae l’attenzione dopo il nostro ingresso. Adiacente ad esso sorgeva la primitiva cappella dedicata a S. Sebastiano martire che era parte integrante di un antico fabbricato residenziale. La nuova chiesa dedicata a S. Rocco è di chiara impostazione settecentesca e viene edificata dal generoso popolo di Invico in poco tempo ( 1731-1736 ). L’interno, scandito in spazi regolari ed il presbiterio con il trittico, opera di Domenico Voltolini, suggerisce una sua lontana origine gotica. Il pulpito e l’organo, realizzati con un elegante lavoro di intarsio, sono le più notevoli opere d’arte offerte dal santuario e sono attribuite alla scuola dei famosi intagliatori di Levrange "Boscai".

Santuario di S. Croce

Il Santello di S. Croce posto sul monte Feifo di fronte al paese è particolarmente caro ai Lodrinesi anche per la presenza d’una maestosa croce in legno del 1500. Le origini della primitiva cappellina si rifanno alle tradizioni secolari d’incerta origine, spesso avvolte dalla leggenda. Ma la devozione della popolazione locale e dei paesi confinanti è così radicata che le autorità locali chiedono di erigere il nuovo Santuario che viene completato verso il 1738. Ancora oggi, per antico voto, il 14 settembre i fedeli lo raggiungono in processione ed il parroco vi celebra la messa. Negli anni ’70, all’edificio viene aggiunto un campaniletto e, lungo la strada che porta alla chiesetta, sono collocate le 14 stazioni della Via Crucis. Il Santuario è facilmente raggiungibile dalla località Cucca per mezzo di una comoda stradina ben segnalata.

Le dimore signorili dei Morandi ( sec. XVI - XIX )

Un palazzo " Morandi " ovvero i resti ristrutturati di quella che fu l’antica dimora, è situata in Via Mostrago.
Dall’alto della sua ubicazione domina il paese e la valle, mostrando i segni del suo antico splendore. Vi si accede per la ripida viuzza denominata " del Pozzo "; il cancello posto all’ingresso ed alcune feritoie sui muri esterni che guardano il paese, ci fanno capire che i signori del luogo l’avevano fortificato contro eventuali attacchi esterni. Nel suo interno, su una colonna del porticato è scolpita la data del 1585. Verso gli anni ’50 dal generale riattamento si è salvata una stanza particolare che, un tempo, era la cappella di famiglia e sempre in quel periodo fu murata anche una " stanza del trabocchetto ". L’altra abitazione dei Morandi, si trova ai piedi del Dosso, nell’attuale Via Giovanni XXIII°. Il fabbricato dispone del giardino, di un ampio cortile, di un pozzo ed è abbellito da affreschi sia esterni, sia interni. La famiglia Morandi, potente e ricca, ricordata a Lodrino con il soprannome di " Morandù " ha dato sacerdoti e sindaci. L’ultimo della serie, Giacomo Moranti, fu sindaco nel 1797, anno della caduta della repubblica di Venezia e delle insurrezioni delle genti delle Valli " Sabbia" e " Trompia"